SCRIVERE IN CORSIVO

Facciamo il punto.

Da anni mi sento rivolgere la fatidica domanda: ha fondatezza didattica proporre l’insegnamento della scrittura in corsivo? Come (spero si sia capito) è mia abitudine, cerco di fare una ricognizione dei contributi della ricerca, anche sulla spinta di una certa riscoperta della “bella grafia” che sembra diffondersi attraverso i social. A febbraio 2023 diverse testate giornalistiche hanno riportato una notizia che cercava di rendicontare sul tema, ci è voluto un po’ di tempo, ma penso di poter proporre una sintesi ragionata.

Si inizia con la pubblicazione di una ricerca degli studiosi del Policlinico Umberto I e del Dipartimento di «Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione»  dell’Università Sapienza, svolto nelle scuole romane. L’ambito era quello dei DSA, i Disturbi dell’Apprendimento: la relazione ha rivelato la difficoltà dei più piccoli a scrivere legando le lettere l’una all’altra; alcuni dati:

un  bambino su cinque alle scuole primarie non è in grado di redigere un testo se non in «stampatello»; il 21,6% è a rischio di sviluppare un problema di scrittura,  un 10% dei bambini ha una scrittura effettivamente “disgrafica“.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Occupational therapy in health care”  e presenta i risultati della validazione italiana della Scala sintetica per la valutazione della scrittura in età evolutiva (BHK), uno strumento utilizzato per la valutazione clinica della qualità della scrittura nei bambini.

Le difficoltà sono legate all’insegnamento del corsivo?

Sembra proprio di no, visto che da molti anni la didattica propone e entrambe le scritture senza forzature e che la disgrafia viene diagnosticata indipendentemente dall’uso dello stampato o del corsivo.

CHE COSA SIGNIFICA FARE DIAGNOSI DI DISGRAFIA?

La Consensus Conference Nazionale sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), tenutasi a Roma nel 2022, ha aggiornato i criteri diagnostici per la disgrafia.

 

I criteri diagnostici aggiornati sono i seguenti:

  • Presenza di errori persistenti di forma, dimensione, direzione, spaziatura e orientamento delle lettere e delle parole, in almeno due prove scritte, somministrate a distanza di almeno 2 settimane.
  • Lentezza e faticosità nella scrittura, che si manifestano con un tempo di scrittura significativamente superiore a quello dei coetanei di pari livello di abilità e sviluppo.
  • Difficoltà nella copiatura e nella scrittura spontanea, che si manifestano con un numero di errori significativamente superiore a quello dei coetanei di pari livello di abilità e sviluppo.

 

I criteri diagnostici aggiornati sono più specifici e stringenti rispetto a quelli precedenti. In particolare, viene richiesto che gli errori di scrittura siano persistenti e che si manifestino in almeno due prove scritte, somministrate a distanza di almeno 2 settimane. Questo per garantire che i risultati non siano dovuti a fattori transitori, come la stanchezza o la distrazione.

 

Inoltre, viene richiesto che la lentezza e la faticosità nella scrittura siano significative, rispetto ai coetanei di pari livello di abilità e sviluppo. Questo per evitare che la diagnosi venga fatta a bambini che semplicemente scrivono più lentamente dei loro compagni.

 

Infine, viene richiesto che le difficoltà nella copiatura e nella scrittura spontanea siano significative, rispetto ai coetanei di pari livello di abilità e sviluppo. Questo per evitare che la diagnosi venga fatta a bambini che semplicemente non sono ancora abili nella scrittura.

 

La diagnosi di disgrafia deve essere effettuata da un professionista qualificato, come un neuropsichiatra infantile, un logopedista o un terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva.

 

Ecco alcuni esempi di errori che possono essere indicativi di disgrafia:

  • Errori di forma: lettere sghembe, distorte, invertite o assenti.
  • Errori di dimensione: lettere troppo grandi o troppo piccole.
  • Errori di direzione: lettere scritte in senso inverso o con la direzione errata.
  • Errori di spaziatura: lettere troppo vicine o troppo distanti tra loro.
  • Errori di orientamento: parole scritte in modo errato rispetto al margine.
  • Errori di copiatura: copiature inaccurate o incomplete.
  • Lentezza e faticosità nella scrittura: il bambino si stanca facilmente mentre scrive.
  • Difficoltà nella scrittura spontanea: il bambino scrive lentamente e con difficoltà.

L’obiezione più frequente che viene fatta all’insegnamento del corsivo è che la scrittura stampata è sufficiente per la maggior parte delle attività quotidiane, è universalmente  la scrittura con la quale leggiamo e soprattutto i caratteri stampati sono quelli che utilizziamo la videoscrittura.

Ecco alcune indicazioni evidence-based che supportano l’opportunità di insegnare il corsivo ai bambini:

  1. Miglioramento della coordinazione motoria fine: L’apprendimento della scrittura in corsivo richiede una maggiore coordinazione motoria fine rispetto alla scrittura in stampatello. Uno studio condotto da Dinehart e Manfra (2013) ha dimostrato che l’apprendimento della scrittura in corsivo può migliorare la coordinazione occhio-mano e la precisione dei movimenti delle dita, contribuendo allo sviluppo delle abilità motorie fini. Il corsivo favorisce un gesto più fluido ed ergonomico e un minore affaticamento di tutta la catena cinetica coinvolta dal gesto motorio.

  2. Miglioramento della memoria e dell’apprendimento: La scrittura in corsivo sembra richiedere un maggiore coinvolgimento cognitivo rispetto alla scrittura in stampatello. Uno studio condotto da Longcamp et al. (2008) ha dimostrato che la scrittura in corsivo può facilitare l’apprendimento e la memorizzazione delle informazioni, poiché richiede una maggiore attenzione e coinvolgimento mentale.

  3. Espressione creativa e individuale: La scrittura in corsivo offre una maggiore libertà espressiva e individuale rispetto alla scrittura in stampatello. Uno studio condotto da Graham et al. (2008) ha evidenziato che i bambini che utilizzano la scrittura in corsivo tendono ad esprimere una maggiore creatività e originalità nella loro scrittura, rispetto a quelli che utilizzano solo la scrittura in stampatello.

  4. Cura e conoscenza della cultura e della tradizione: La scrittura in corsivo ha una lunga storia e rappresenta una parte importante della cultura e della tradizione della scrittura. L’apprendimento e l’uso della scrittura in corsivo contribuiscono alla preservazione di questa tradizione e consentono ai bambini di connettersi con il passato.

CONTA IL METODO GIUSTO DI INSEGNAMENTO

Sembra comunque che la questione didattica centrale consista nell’insegnare il corsivo nel modo giusto, prendendo avvio cioè da idonee attività grafo motorie relative ai prerequisiti della scrittura, a partire dalla scuola dell’infanzia e con modalità ludiche e graduali. Va segnalato inoltre che la riabilitazione della disgrafia, che va fatta da professionisti formati e competenti, ha senso entro una finestra temporale abbastanza ristretta: per un bambino di 9 o 10 anni sarà difficile trovare motivante tornare ad attività grafo motorie, abbastanza faticose e ripetitive. La modalità preferibile indicata anche dalle Linee guida nazionali sui DSA è l’alfabetizzazione ed abilitazione alle cosiddette “tecnologie compensative” cioè l’insieme di strumenti e strategie fornite dalla tecnologia informatica che possono sostituire e compensare la difficoltà specifica.

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *