Osservazioni sugli effetti dell’uso dei DPI da parte degli educatori nei bambini fino ai tre anni
Ricevo qualche mese fa da una collega, la Dott.ssa Luana Gollin, una mail che racconta le sue riflessioni dopo avere eseguito le osservazioni di routine con i bimbi dell’asilo nido; sono immediatamente colpita dalle informazioni che leggo e le chiedo di fare il possibile per divulgare tali contenuti. Cortesemente mi cede la tastiera per mancanza di tempo …. cercherò di rendere giustizia e di spiegare perché sento l’urgenza che vi sia condivisione e diffusione.
Una esperienza senza precedenti
La necessità di confinare (prima, a marzo 2020) e distanziare ( dopo la riapertura) i cittadini di ogni età per abbassare i rischi di contagio da Covid-19, ha messo a dura prova le nostre capacità di adattamento; oggi, a distanza di un anno e di fronte ad un nuovo lockdown, emerge forse la necessità di recepire informazioni fondate che ci aiutino a comprendere ed affrontare ciò che sta succedendo soprattutto in termini di benessere psicologico individuale e collettivo.
Gli asili nido hanno potuto riaprire a settembre 2020; durante l’estate nel nostro territorio si sono attivati alcuni centri estivi: unica formula possibile, con bambini ed educatori all’aperto e senza obbligo dell’uso di DPI. Nel mese di agosto la regione Veneto, sulla base delle indicazioni nazionali (“Ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi per l’infanzia”) pubblica, attraverso la Comunicazione n.1155, le linee guida che prevedono tutte le misure idonee ad una ripartenza in sicurezza, tra cui i gruppi stabili di bambini e l’utilizzo di DPI tra cui la mascherina alle educatrici.
Osservare lo sviluppo dei bambini
Alla fine del mese di novembre si procede con le osservazioni di routine sullo sviluppo dei bambini, rilevando delle problematicità e fragilità che si presentano come assoluta novità, a fronte dell’unica variante intervenuta nella interazione con i bambini, cioè l’uso della mascherina.
Una prima serie di osservazioni riguarda lo sviluppo del linguaggio. Ai bimbi che stanno imparando a parlare viene a mancare un elemento essenziale dell’apprendimento, cioè la possibilità di imitazione: vedere la bocca in movimento, la corrispondenza dei suoni emessi, l’osservazione dell’impostazione fonetica di labbra lingua e denti, il provare e verificare il risultato. Per l’adulto stesso viene a mancare la possibilità di intervenire attraverso un consapevole modeling, quindi indirizzando, enfatizzando, correggendo l’impostazione delle prime parole. La stessa difficoltà viene riportata da colleghi logopedisti durante le loro sedute.
Una seconda serie di osservazioni riguarda la comunicazione non verbale, tanto essenziale per costruire un’ autentica relazione con il bambino; le educatrici, indossando sempre le mascherine, non possono offrire la possibilità ai bimbi di osservare le espressioni facciali.
I bambini si comportano come davanti ad una “Still face” o “Paradigma del volto immobile”: attivano una serie di sforzi comunicativi, rimangono in attesa di informazioni visive di espressione facciale che non arrivano, agiscono tutta una gamma di comportamenti per attrarre l’attenzione dell’educatrice, infine non riuscendo a comprendere il messaggio non verbale, aumenta lo stato di stress e disagio, iniziano l’agitazione, il pianto e la disperazione.
( Per vedere l’esperimento di Tronick https://www.youtube.com/watch?v=apzXGEbZht0)
Infine è possibile riportare alcune osservazioni sulle modalità di relazione corporea. Il corpo nella prima infanzia è un medium essenziale: vicinanza, calore, abbracci, sorrisi vengono ridotti per tutti i bambini, creando una effettiva mancanza nei più piccoli ed un disorientamento nei più grandi, già abituati ad un contatto maggiore, che difficilmente riescono a dare un significato ad un cambiamento così sostanziale nel comportamento dell’adulto.
Come i bambini mostrano il loro disagio?
I comportamenti attraverso i quali i bambini manifestano il loro disagio sono molteplici: l’educatrice parla e i bimbi la guardano intensamente per riuscire a percepire quanto dicono gli occhi, rimangono in attesa di un ulteriore chiarimento non verbale che non arriva, per cui passano a tutta una gamma di atteggiamenti per attirare l’attenzione (dalle vocalizzazioni al pianto per i piccoli, alla continua richiesta di attenzione e richiami per i più grandi).
Molti bimbi, una volta che questa attivazione non produce l’effetto sperato, si isolano e iniziano ad esplorare l’ambiente con lo sguardo, altri che sanno deambulare, si posizionano in angoli di gioco o davanti alle porte finestre che vanno in giardino, come a cercare una distrazione.
Informare e coinvolgere i genitori
I genitori sono stati informati delle osservazioni e a loro volta hanno riportato maggiore irritabilità, instabilità dell’umore, alterazioni delle routine essenziali fino a difficoltà del sonno, nel controllo degli sfinteri, aumento di paure immotivate e forme di regressione rispetto a stadi di sviluppo già conquistati.
Inevitabilmente la riflessione si sposta sul carico di difficoltà e tensioni che questo lungo periodo di pandemia sta portando alla vita di tutti, adulti e bambini e all’interno del vissuto di ogni nucleo famigliare.
I genitori sono stati coinvolti fornendo loro suggerimenti per la gestione di queste che si possono profilare come vere e proprie deprivazioni.
Fortunatamente in alcune indagini effettuate presso le educatrici del nido, si afferma che nonostante le oggettive difficoltà, i bambini hanno mostrato inattese capacità di adattamento alla nuova situazione.
Il riscontro nelle ricerche pubblicate
Le osservazioni, così puntuali, sono confermate da un interessante Report, pubblicato dall’Ospedale Gaslini insieme all’Università degli studi di Genova, dal titolo “Impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia”; i 3453 questionari raccolti forniscono una banca dati molto chiara sui disturbi manifestati da bambini ragazzi fino ai 18 anni, raccogliendo anche le difficoltà dei genitori. (Il report è disponibile nel sito: http://www.gaslini.org/wp-content/uploads/2020/06/Indagine-Irccs-Gaslini.pdf )
Sarà necessario monitorare l’andamento e gli effetti della situazione analizzata nel medio e nel lungo periodo, ma viene spontaneo chiedersi quali saranno gli effetti anche sui co-protagonisti, le educatrici e i genitori nel caso dell’asilo nido. Una riflessione che si dilata in modo esponenziale se prendiamo in considerazione la complessa tessitura di tutte le relazioni d’aiuto con disabili, anziani, adolescenti e malati.